La Basilica Collegiata
di San Giuseppe
in Seregno
di Giorgio Picasso
1. Le origini.
2. La dedicazione della chiesa nel 1881 compiuta dal Patriarca Ballerini.
3. La chiesa di Seregno divenuta collegiata.
4. Nuovi lavori per la sistemazione della collegiata.
5. L’elevazione della collegiata all’onore di basilica (11 maggio 1981).
6. La visita del Santo Padre Giovanni Paolo II alla basilica di Seregno (21 maggio 1983).
7.Il nuovo prevosto e la definitiva sistemazione della basilica.
NOTA BIBLIOGRAFICA
1. Le origini.
Le origini della basilica prepositurale di Seregno, dedicata a san Giuseppe, ci riportano alla seconda metà del Settecento, quando dal governo austriaco che allora dominava anche sull’antico territorio del ducato di Milano, fu decisa, in accordo con l’arcivescovo di Milano, che era allora il cardinale Giuseppe Pozzobonelli, la costruzione di una chiesa parrocchiale, unica per tutto il borgo e dedicata a san Giuseppe. La decisione è quanto meno sorprendente perché nella medesima circostanza era stato decretato di abbattere le due chiese parrocchiali preesistenti, una – la più antica e la più importante – dedicata al martire san Vittore, titolare del vicino e prestigioso monastero benedettino femminile di Meda, e l’altra più recente, ma essa pure di origini medievali, intitolata a sant’Ambrogio. A questo punto la vicenda diventa persino curiosa, ma è stata ricomposta con la necessaria documentazione, anche in opere abbastanza recenti, alle quali rimandiamo il lettore. Qui basti dire che da almeno due secoli i due centri di vita parrocchiale, sedi di proprie confraternite (i cosiddetti rossi a S. Vittore e i bianchi a S. Ambrogio) erano tra loro in contesa, evidentemente per un malinteso senso di orgoglio religioso, giungendo a manifestazioni che preoccuparono specialmente l’autorità religiosa, senza lasciare indifferente, per ragione di ordine pubblico, il governo austriaco, che si era insediato a Milano nel 1748, a seguito del trattato di Aquisgrana, ed intendeva promuovere una politica di sviluppo sociale che presupponeva anche una ridistribuzione più funzionale dei beni ecclesiastici. Ma a Seregno non si trattava soltanto di questo: occorreva riportare nel borgo quella pace religiosa che neppure i provvedimenti adottati dei due celebri arcivescovi di Milano, san Carlo Borromeo e il cardinale Federico, suo cugino, erano riusciti a ottenere. San Carlo fu in visita pastorale a Seregno nel 1579; il cardinale Federico, di manzoniana memoria, nel 1604. L’uno e l’altro, preoccupati della situazione religiosa del borgo avevano emanato decreti che avrebbero dovuto riportare pace negli animi dei seregnesi; ma non fu così. Il rimedio venne soltanto con la soppressione delle due chiese e delle due confraternite. Espressione di questa instaurata unità doveva essere una nuova chiesa, edificata a metà strada tra le due precedenti che dovevano sparire: quelle erano state, loro malgrado, segno di divisione, la nuova doveva essere simbolo dell’unione di tutti i fedeli, attorno ad un parroco e ad un battistero con una liturgia unica per tutte le feste, celebrate nella nuova chiesa.
La posa della prima pietra della nuova e unica chiesa parrocchiale avvenne il 27 agosto del 1769 alla presenza del conte Firmian e del prevosto di Desio, Melchiorre Zucchelli. Se la dedicazione a san Giuseppe, protettore del cardinale arcivescovo, non presentò difficoltà trattandosi di un culto non nuovo a Seregno, e che allora si diffondeva nella diocesi, assai più complessa fu la scelta del progetto della nuova chiesa, ubicata ad uguale distanza dall’una e dall’altra, come si è detto.
In un primo tempo si ricorse all’architetto barnabita Ermenegildo Pini, ma il grandioso progetto di una chiesa rotonda capace di accogliere 3600 fedeli non fu portato a termine per la mancanza di fondi. Il progetto fu rimesso in discussione nel 1771 e i lavori si fermarono per quasi dieci anni, finché fu approvato il progetto di Giulio Galliori, che ridusse sensibilmente la grandiosità del piano originario alle attuali dimensioni. Ritrovato il consenso, i lavori procedettero spediti, e il 6 maggio 1781, terza domenica di Pasqua e festa del Patrocinio di san Giuseppe, la nuova chiesa fu inaugurata con la gioiosa partecipazione dei fedeli del borgo; il p. Paolino di S. Chiara, provinciale degli agostiniani scalzi, pronunziò il discorso sviluppando il tema biblico: «Magna erit gloria domus istius novissimæ … et in loco isto dabo pacem» (Aggeo, 2.10), senza tuttavia dimenticare ampi riconoscimenti al governo che aveva favorito l’esecuzione dell’opera, alla piena armonia tra l’arcivescovo Giuseppe e l’arciduca Ferdinando, e al popolo di Seregno che, «quasi vir unus» (Esdra, 3), dimenticando le antiche turbolenze, aveva collaborato ad edificare questo «divino porto di pace».
In seguito l’interno della nuova chiesa fu rifinito e abbellito con vari altari, tele preziose, ma specialmente con il ciborio di bronzo dorato, con pietre preziose, collocato sull’altare maggiore. Fu ottenuto alla chiesa di san Giuseppe, su richiesta della seregnese confraternita del SS.mo Sacramento, dalla soppressa chiesa milanese di Santa Caterina di Brera nel 1786.
Parroco del borgo nel giorno della inaugurazione della “rotonda” era ancora il sacerdote Giovanni Battista Montano, ma già nel dicembre di quello stesso anno fu trasferito alla parrocchia di Venegono Superiore. Gli successe il bustese don Gioacchino Boldrini, il quale può essere considerato il vero primo parroco dell’unica parrocchia di Seregno, con sede nella nuova chiesa di San Giuseppe. All’inizio dovette sostenere ancora qualche conseguenza della atmosfera accesa dei secoli precedenti, ma ebbe il merito di impostare la vita parrocchiale in senso unitario. Quando morì nel 1821, dopo 40 anni di permanenza a Seregno, fu da tutti compianto.
Dal 1837 era parroco di Seregno don Luigi Colombo. La parrocchia di Seregno continuava a far parte dell’antica pieve di Desio. Nel 1841 l’arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Gaetano Gaysruk, eresse la parrocchia si Seregno a prepositura del tutto autonoma dalla pieve di Desio, riconoscendo in tal modo gli sviluppi della vita religiosa cristiana durante gli ultimi cento anni. Il Colombo fu pertanto il primo parroco di Seregno a portare il titolo di prevosto.
2. La dedicazione della chiesa nel 1881 compiuta dal Patriarca Ballerini.
Al Colombo, primo prevosto di Seregno, successe nel 1854 il sac. Saverio Comelli: il quale durante il trentennale governo della prepositura ebbe la sorte – ma anche il merito – di accogliere a Seregno, nella sua parrocchia, il 3 luglio 1868 il patriarca titolare di Alessandra d’Egitto, mons. Paolo Angelo Ballerini, reduce da una tristissima e lunga vicenda che gli impedì di prendere possesso della sede arcivescovile di Milano alla quale era stato canonicamente eletto dal papa Pio IX nel concistoro del 20 giugno 1859, a seguito della designazione fatta dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, in base al concordato tra la Santa Sede e l’Austria del 1855.
Mons. Ballerini, inviso ai cosiddetti patrioti e al governo sabaudo che nel frattempo era subentrato a Milano alla dominazione austriaca, specialmente a causa delle circostanze della sua nomina, ricevette nella Certosa di Pavia la consacrazione episcopale nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1860; ma non riuscì a prendere possesso della sede arcivescovile e dopo sette lunghi anni di sofferenze e peripezie, nel 1867 rinunciò alla cattedra milanese; fu trasferito al patriarcato titolare di Alessandria d’Egitto e a Milano fu mandato il nuovo arcivescovo, mons. Luigi Nazari di Calabiana, traslato da Casale Monferrato, il quale era anche senatore del regno.
Quando egli chiese ospitalità a Seregno, declinando inviti a posti di responsabilità nella curia romana, si iniziò per il modesto paese brianzolo un periodo di storia eccezionale. Infatti per quasi 30 anni, dal 3 luglio 1868 al 27 marzo 1897, quando il Ballerini morì, Seregno divenne sede del patriarca e la sua chiesa prepositurale di S. Giuseppe assurse in pratica alla dignità di una cattedrale dove il prelato celebrava abitualmente le solenni liturgie, con quale entusiastica partecipazione di popolo è facile immaginare. Seregno divenne, allora, per tutto il mondo ecclesiastico, un nome significativo; ed ancor oggi per chi voglia studiare i difficili rapporti tra la Chiesa e lo Stato nella seconda metà del XIX secolo, la vicenda del patriarca Ballerini, respinto e ingiuriato da troppi faziosi nella sua stessa diocesi, accolto invece a Seregno con venerazione, umile ma incrollabile, rappresenta un capitolo pieno di interesse.
Un altro avvenimento di rilievo per la storia della prepositurale di Seregno avvenne durante la prevostura del Comelli. La chiesa, aperta al pubblico con la solenne benedizione del 6 maggio 1781, non era stata poi consacrata, o, come si usa dire nel linguaggio liturgico ‘dedicata’. Il rito solenne della consacrazione è stato, da sempre, riservato alle chiese più importanti, sedi di una pratica liturgica costante, complete in tutti gli accessori necessari. Da tempo, a dir vero, la chiesa di Seregno aveva ormai tutte le qualità per ricevere una simile definitiva destinazione al culto del Signore. È noto però che il ministro ordinario per compiere la funzione è il vescovo. Tra la fine del secolo XVIII e per quasi tutto il seguente, a causa degli avvenimenti che spesso sconvolsero l’Italia e, nel caso nostro, la Lombardia, non si ebbero facili occasioni per la presenza di un vescovo nel paese. Basti osservare come dopo la visita pastorale del cardinale arcivescovo Pozzobonelli del 1744, e quella di un suo delegato dieci anni dopo nel 1754, non si incontra nessun’altra visita pastorale fino a quella compiuta quasi 150 anni dopo dal cardinale arcivescovo Andrea Ferrari nel 1896. Sotto questo aspetto la presenza del Ballerini a Seregno fu risolutiva. Infatti nel 1881, ricorrendo il primo centenario di vita della chiesa di S. Giuseppe, si pensò che fosse giunto il momento di compiere la dedicazione. Veramente, in un primo tempo, si ritenne che potesse venire a compierla lo stesso arcivescovo Calabiana, che fu sempre in cordiali rapporti con il suo predecessore mons. Ballerini, anche se non avevano le stesse idee su aspetti piuttosto politici che religiosi, ma il 1881 fu un anno assai difficile – come ricordano le cronache conservate nell’Archivio Capitolare di Seregno – ed il Calabiana delegò senz’altro il Ballerini a compiere la dedicazione di quella chiesa che era divenuta, in pratica, la sua cattedrale. Fu un atto di fraterna sensibilità episcopale, per cui il 22 settembre 1881 il patriarca dedicò la chiesa di S. Giuseppe, come attestano numerosi documenti dell’epoca.
Il patriarca Ballerini con la sua presenza operosa, favorì tra l’altro anche l’avvio di importanti fondazioni in Seregno quali il monastero delle benedettine adoratrici del SS. Sacramento (passate poi a Ghiffa) e quello dei monaci benedettini olivetani.
Oggi la sua tomba è venerata nella basilica seregnese.